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L’Europa dice No alla consegna a giorni alterni della posta e a ulteriori disagi per i cittadini

 

16 gennaio 2017

La posta deve essere consegnata, in maniera continuativa, cinque giorni su sette e non solamente a giorni alterni.

Per questo, insieme a diversi altri colleghi deputati, ho depositato nei giorni scorsi un’interrogazione in merito presso il Ministero competente chiedendo che venga rispettata l’ultima Direttiva europea in materia, allo scopo di scongiurare ulteriori disagi per i cittadini che hanno diritto ad un servizio postale puntuale e quotidiano.

In diverse aree del nostro territorio è infatti già in atto il cosiddetto “modello di recapito a giorni alterni” che ha interessato progressivamente il territorio italiano già a partire da ottobre 2015. Tale nuovo piano di recapito riguarderebbe, in una fase successiva, anche gli invii prioritari come le raccomandate INPS, gli avvisi dell’Agenzia del Territorio e di Equitalia, i telegrammi – ad esempio delle ASL o delle Scuole – o ancora i quotidiani e i settimanali. Ciò, come è evidente, sarebbe causa di prevedibili e inopportuni disagi per tutti i cittadini.

La Direttiva europea recentemente approvata a Strasburgo sottolinea invece proprio l’importanza di “fornire un servizio universale di alta qualità a condizioni accessibili, comprendente almeno cinque giorni di consegna e di raccolta a settimana per tutti i cittadini, in evidente contrasto con la modalità di consegna della corrispondenza a giorni alterni prevista dal piano di riorganizzazione di Poste Italiane”.
Del resto, la stessa Direttiva individua la fornitura dei servizi postali come essenziale per lo sviluppo regionale, l’inclusione sociale e la tenuta economica e territoriale – in particolare nei Comuni più isolati o scarsamente popolati – rappresentando, di fatto, un forte elemento di coesione sociale soprattutto ove sia presente una popolazione sempre più anziana e poco avvezza ai moderni servizi di posta elettronica.

Continuerò quindi a monitorare la situazione e, in attesa di ricevere una risposta da parte del Ministero posso confermare che, insieme agli altri colleghi firmatari, stiamo già pensando anche all’adozione di altre misure, più incisive, che sollecitino il Governo a risolvere la questione.

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