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S. Natale 2020: una lettera per un pasto caldo

24 dicembre 2020

Nei giorni scorsi ho voluto aderire ad una iniziativa del Giornale di Merate. La redazione ha chiesto ai propri lettori di inviar loro una lettera per Babbo Natale: per ogni scritto ricevuto e pubblicato, il gruppo editoriale del noto settimanale donerà al Banco Alimentare un pasto da destinarsi ai più bisognosi (il Banco Alimentare è un realtà da tempo impegnata nel combattere lo spreco alimentare e nell’aiutare le persone in difficoltà: nel 2019 sono state quasi un milione e mezzo).
Di seguito, la mia lettera:

Ciao Babbo Natale,
mi chiamo Gian Mario e sono uno fra i tanti appartenenti a quella sorta di “generazione di mezzo” oggi sempre più diffusa nella nostra società. Lo sono, più che per l’età, per il fatto di dividermi tra la fortuna di avere genitori ormai nei loro “super anta” e, al contempo, dei figli ancora in piena infanzia. Vivo tale situazione con la convinzione che, questa fortuna, come l’acqua, potrebbe scorrere via da un momento all’altro lungo gli argini di un presente che ci spaventa e ci costringe ad inseguire, nostro malgrado, strade vecchie o nuove ma comunque diverse. All’incontro con la quotidianità, spesso ripetitiva di queste complicate giornate, possiamo sfuggire tratteggiando con i volti di mamma e papà una lunga discesa a perdifiato nei ricordi più felici degli anni passati. In modo diverso ma parimenti amorevole, possiamo risalire verso un compiuto sguardo al futuro viaggiando sulle ali di espressioni immature delle nostre piccole figlie, ma rivelatrici di un desiderio di vitalità che non si contiene.
Volgendo lo sguardo alla finestra però, ci accorgiamo che nel silenzio fuori casa i colori restano autunnali e che questo sottile tormento non si limita alla sola vegetazione ma intacca, fiaccandolo, quel desiderio di rinnovarsi e di ricominciare che rende ogni giorno diverso dal precedente e sempre comunque speciale, tanto nel bene quanto nel male.
In un anno nel quale la gioia dell’estate pare si sia consumata inpochi istanti persi nell’incomprensione generale del poter fare, ecco allora che vorrei chiederti uno dei tuoi doni speciali. Vorrei che, in maniera altrettanto rapida, tu facessi passare anche questo inverno della pandemia. Vorrei che, al più presto, tu ci permettessi di ritrovare quel tepore primaverile che, da solo, riesce a scaldare gli animi di una comunità, a farla pulsare, unita, solidale e, perché no, anche un po’ chiacchierona.Perché, senza dimenticare tutte le altre priorità, dobbiamo ammetterlo: quel sottofondo popolare un po’ ci manca. Ci manca il suo troncare un silenzio a volte invadente; ci manca la sua capacità di trasmettere tutta la vitalità di un popolo. Il nostro.