13 febbraio 2014
L’ultimo periodo è stato certamente contrassegnato da accesi confronti: prima l’atteso e poi rinviato rimpasto di Governo, quindi la riforma elettorale e costituzionale “appesa” all’ennesimo accordo con il centrodestra di marca berlusconiana per finire, poi, con il rapporto – subito difficile – tra Renzi e Letta e, quindi, tra Pd e Governo.
Nelle ultime ore, infine, la tensione è salita alle stelle: il Presidente Napolitano, senza riforme e in pieno semestre europeo, ha chiuso la porta ad elezioni anticipate mentre si è aperta, al contempo, l’ipotesi di un avvicendamento, a Palazzo Chigi, tra Letta e Renzi.
Un passaggio politico, quello attuale, assai critico – non solo per il PD ma per il Paese intero – che meriterebbe un confronto ampio ed approfondito da non limitarsi alla seppur autorevole discussione in direzione nazionale di oggi, 13 febbraio.
Un dibattito che sia sinceramente nuovo, che vada oltre le mura dei palazzi, oltre le analisi rivolte esclusivamente alla ricerca di analoghi precedenti storici e che risponda alla richiesta di rilancio della legislatura, al fine di riuscire ad essere veramente al servizio del Paese in primis per quelle persone che soffrono perché disoccupate o perché sottoposte ai più vari ammortizzatori sociali e per tutte le piccole e medie imprese che, quotidianamente, si scontrano con burocrazia e fisco.
Il nome di colui il quale sarà chiamato a guidare questa nuova fase viene dopo.
Una cosa invece è certa: gli strattoni possono essere utili a dare una scossa all’economia del Paese e ad accendere l’attenzione sulle sue priorità.
A lungo andare però – ed è su questo che dobbiamo ragionare – questi stessi strattoni possono anche lacerare quei legami che sono fondamentali per la realizzazione di una Politica che sia in grado di “tenere assieme” la riforma delle regole e degli assetti della nostra democrazia con la definitiva risoluzione della questione sociale ed economica.
