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Così non ci siamo! Allo Stato il 10% dei proventi della vendita di immobili degli Enti locali

7 agosto 2013

“UN PRELIEVO INACCETTABILE E IN CONTRADDIZIONE CON L’IMPEGNO ASSUNTO DAL GOVERNO ALLA CAMERA”

Ancora una volta lo Stato cerca di fare cassa a spese dei Comuni, sottraendo agli enti locali risorse proprie, per giunta in una fase di acuto disagio, dovuto ai continui tagli ai trasferimenti e ai sempre più severi vincoli di spesa imposti dalla spending review.

Con un emendamento al “decreto del fare” approvato dalle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato, è stato introdotto un prelievo del 10 per cento sui proventi delle dismissioni immobiliari dei Comuni, destinato a finanziare il fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato.

Rispetto alla formulazione iniziale, alla Camera i colleghi Guerra, Guerini, Rughetti avevano presentato un ordine del Giorno poi accolto del Governo per sgombrare il campo da dubbi ed equivoci e garantire che l’applicazione del prelievo si limitasse esclusivamente ai beni oggetto di trasferimento dallo Stato a Comuni e Province e non gli altri immobili degli enti locali.

Gli enti locali non possono sopportare questa ulteriore espropriazione del loro patrimonio e delle loro risorse, per questioni sia di principio che di sostanza. Il patrimonio immobiliare è rimasto l’unico cespite su cui Comuni e Province fanno affidamento per ricavare le risorse straordinarie necessarie a raggiungere i surplus di cassa a cui sono obbligati dal Patto di Stabilità, indispensabili anche per finanziare investimenti in opere pubbliche che resterebbero altrimenti fermi al palo. Lo Stato non può chiedere agli enti locali un altro, gravoso sacrificio per ridurre un indebitamento creato da altri livelli del nostro ordinamento istituzionale.

Da domani il decreto del fare torna alla Camera e se i tempi di conversione non permetteranno altre modifiche, chiederemo un impegno al Governo ad una puntuale e corretta interpretazione del prelievo che non tolga nessuna risorsa agli enti locali.